Autorità, Gentili Signore, Egregi Signori,

Festeggiare un anniversario così rilevante come è quello di un traguardo di ottant’anni è sempre un atto che ha in sé una valenza positiva. E’ una gioia in primo luogo, perché otto decenni non sono pochi: sono il filo che lega almeno tre generazioni ad un punto iniziale, segno cioè di una continuità di intenti, di una volontà sostanzialmente condivisa malgrado le inevitabili diversità dettate man mano dal trascorrere del tempo; ma anche segno di un legame d’appartenenza ideale comunque forte e sentito con una tradizione che non si è ritenuto valesse la pena interrompere. Poi è un momento arricchente per tutti, perché ci invita a ricordare, quindi a riflettere (ovviamente anche in termini critici) su quel che è stato fatto in un numero d’anni in ogni caso significativo, cercando nel contempo di disegnare il presente e di immaginare gli impegni futuri: un esercizio che, esulando dalla retorica delle contingenze, deve assumere la forza della creatività per qualsiasi comunità.

Il fatto che nella fattispecie l’odierno anniversario concerne non una semplice associazione, bensì una pubblica Istituzione democratica quale è un Consiglio comunale, fa apparire la ricorrenza ancor più importante: importante per tutti, non per pochi soltanto.

Tutti i cittadini di Paradiso, infatti, indistintamente, si possono riconoscere in questo gremio. Esso è sempre stato, pur fra mille inevitabili “alti e bassi”, lo specchio fedele del Comune, un punto di riferimento, la sede di dibattiti, di scontri, di intese effimere o durature, testimone di non poche sconfitte e di tante conquiste collettive. Mi è impossibile immaginare che non possa proseguire questa sua funzione centrale, e dobbiamo essere fieri della sua veneranda età e della sua vitalità ribadita: d’altronde quest’ultima è la stessa che ognuno di noi deve percepire e coltivare dentro di sé nel sentirsi cittadino a pieno titolo, desideroso d’essere partecipe attivo di ciò che gli capita attorno, e ancor più sulla soglia di casa.

Certo che il Comune di ieri, quello del 1929 che chiese ed ottenne di mutare il proprio antico nome da Calprino in Paradiso, non è paragonabile a quello odierno, e credo di non sbagliare nell’immaginare che se ritornassero in vita i “pionieri” di allora stenterebbero a riconoscere il loro territorio. Eppure c’è un filo che unisce in modo lineare la storia di questa terra durante l’ultimo secolo: il dinamismo. Se allo scadere dell’Ottocento e nei primi decenni del Novecento vi fu un primo forte sviluppo legato alla nascita del turismo, con l’insediamento di non pochi alberghi, la creazione della funicolare del San Salvatore e l’avvio di importanti opere pubbliche (come la costruzione della casa comunale, del palazzo scolastico, di un nuovo acquedotto, la sistemazione della rete viaria), non dissimile è stato quel che è accaduto a partire dagli anni Cinquanta, dopo la pausa della guerra e quella anteriore della grande crisi economica mondiale determinata, proprio nel 1929, dal crollo delle borse: una coincidenza singolare, che la dice lunga sui corsi e i ricorsi storici.

Ho parlato del vostro dinamismo, che è il frutto di una forte e intelligente creatività la quale ha saputo sfruttare bene una fortuna di non poco conto: il fatto cioè che Paradiso (e il nome che avete scelto ottant’anni fa è in quest’ottica più che mai pertinente e significativo) è situato in un luogo davvero magnifico e inoltre strategico nel contesto del Luganese e per rapporto alla contigua città. Alla capacità di gestire in maniera ottimale questa ricchezza, si è poi sempre accompagnata la lungimiranza di sapersi aprire agli altri, di accettare le trasformazioni della società: ne fa fede la constatazione che quasi la metà dei residenti nel Comune non sono di nazionalità svizzera, e che questa rapida evoluzione è avvenuta in ogni caso senza traumi particolari, nel segno dell’integrazione.

Ovviamente sarebbe ingenuo pensare che il forte sviluppo che avete conosciuto negli ultimi decenni sia stato indolore. Gli spazi sono quelli che sono, e la crescita edilizia (non sempre ordinata, razionale e pianificata come è il caso oggi) ha lasciato senz’altro i suoi segni e ha profondamente mutato il volto del Comune, che ha maturato di fatto una sembianza cittadina senza tuttavia perdere la sua connotazione di comune medio-piccolo. E si sa che i problemi per una realtà “mista” di questo genere non mancano mai, sul piano della politica di sicurezza, sul piano ambientale, sul piano del traffico… Conciliare le cose non è facile, impone equilibrio e senso di responsabilità. Mi pare di poter affermare che in ogni caso ci siete riusciti, e d’altronde sono i dati ad indicarlo con chiarezza. Vi siete dotati di tutti i servizi che oggi occorrono ad una comunità per essere esemplare nell’ambito sociale e civile, avete fatto degli investimenti pubblici mirati e ben riusciti per rapporto alle attese dei cittadini, avete delle finanze floride che vi hanno permesso, ancora di recente, di ridurre ulteriormente un moltiplicatore d’imposta già di per sé basso. Quanto basta, insomma, per guardare a Paradiso con ammirazione e persino pure con un po’ di invidia.

Nulla però è mai dato per sempre, e di conseguenza non bisogna mai abbassare la guardia, anche perché nessuna comunità può pensare di riuscire a conservare immutata nell’eternità la propria prosperità, di conservare sempre il suo “statuto” di “isola felice”. Pure le “oasi” devono fare i conti con la realtà del territorio che le circonda, e questo vale ovviamente anche per Paradiso, perché non v’è da pensare che i suoi problemi presenti e futuri non interagiscono con quelli dell’intera regione, dell’intero comprensorio del Luganese di cui è solo una parte, seppure preziosa e vitale. Non dubito che l’impresa di trovare i giusti equilibri possa proseguire come sinora è avvenuto, nel segno della prosperità, e non dubito che manchi la volontà d’agire sempre in questa direzione come è avvenuto nel passato, senza con ciò chiamarsi fuori dal contesto del Paese, ma anzi fornendo ad esso un contributo per la sua crescita.

D’altra parte l’impulso ideale che ha senz’altro animato i Consiglieri comunali del 1929 io lo sento anche oggi qui, tanto più che non sono poche le forze giovani positivamente attive nel Comune. E la dice lunga al riguardo il fatto che il vostro “primo cittadino”, Giuseppe Gianella, ha solo 25 anni: un dato che non ha esclusivamente il sapore della coincidenza, ma è pure segnale certo della capacità di guardare in avanti con energia e forza propositiva, con l’entusiasmo che è prerogativa di chi ha davanti a sé una prospettiva lunga e ampia di obiettivi da costruire e poi raggiungere.

Complimenti, dunque, per il traguardo che avete così ben tagliato oggi, e auguri per un futuro non diverso.

Luigi Pedrazzini
Consigliere di Stato e Direttore del Dipartimento delle istituzioni